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Uchi Maius, 52
(12/2/2/51) Dedica imperiale ad Aureliano

Site (nom antique): Uchi Maius  Site (nom moderne) : Henchir ed-Douâmis.

Localisation: Tunisie.

Support: Base.

Matériau: Calcare (grigio, duro e compatto).

Description et état du monument: Base di statua di forma parallelepipeda, vista integra ancora da Merlin e Poinssot (1908) ma attualmente priva del coronamento superiore e con il dado centrale parzialmente fratto sul lato anteriore. Il dado si imposta su uno zoccolo, parzialmente interrato, dal quale è separato da una modanatura formata, dall’alto verso il basso, da una cyma reversa rovescia, un dentello diritto continuo, una cyma recta rovescia, un secondo dentello diritto continuo; non è modanata la faccia posteriore, con tracce di calce forse riferibili ad un reimpiego della base come ortostato in una struttura muraria tarda. La faccia anteriore del dado è inscritta e la superficie presenta numerose abrasioni e scheggiature: sono evidenti le tracce di una lavorazione con la gradina; un foro quadrangolare lungo lo spigolo superiore destro anteriore, praticato in occasione del reimpiego, ha provocato la perdita di una parte dello specchio epigrafico, attualmente molto rovinato; numerose lettere sono scomparse; un frammento triangolare a sviluppo orizzontale della parte superiore del campo epigrafico è stato successivamente ritrovato non distante dalla base.
Dimensioni originarie: 140 / 57-41 / 57-41.

— Fragment 1.

— Fragment 2.

— Fragment A.

Lieu de découverte: Henchir ed-Douâmis.

Contexte local: Foro.

Conditions de découverte: Rinvenuta dal medico de Balthazar nel foro, circa 10 m a SW della base di Settimio Severo (Cat. nr. 35), con la faccia inscritta rivolta verso la base stessa.

Lieu de conservation: in situ.

N° inventaire: I 153.

Dimensions: 111 (dimensione residua)/57/50.

Autres mesures ou remarques : Testo: ELICI AVG PON / CI MAX TRIB / P P PROCOS RES PV / BLICA COL MARIANAE / AVG ALEXANDRI[.]NAE / VCHIT MAIORVM / DEVOTA NVMINI / MAIESTATIQVE EIVS DD PP;.

— Fragment B.

Lieu de découverte: Henchir ed-Douâmis.

Conditions de découverte: Rinvenuto nel giugno-luglio 1998 (IV campagna di scavo), nell’area 2100, durante lo scotico effetuato per ampliare verso S l’area di scavo.

Lieu de conservation: Magazzino.

N° inventaire: I 278.

Dimensions: 17,2/17,5/12 (dimensioni massime residue).

Autres mesures ou remarques : zoccolo: 15 (dimensione verificabile) / 58 / 50; dado centrale: 74 (dimensione residua) / 42 / 39; altezza modanatura inferiore: 16. Testo: S L DO / ELIANO.

Description du champ épigraphique: Il campo epigrafico è ben lavorato ma molto usurato e diffusamente scheggiato. Il testo è inciso sul lato anteriore del dado centrale ed è delimitato, attualmente solo nella parte inferiore, da una modanatura.
Dimensioni: fr. A: 56 / 42; fr. B: 13,5 / 15,5.

Datation du texte: primavera / estate 270/9 dicembre 270.

Justificatif datation: Titolatura di Aureliano (Kienast 1996, pp. 233-235; Ibba 1997, pp. 191-214).

Écriture: Capitale allungata.

Style écriture: Lettere molto eleganti e ben incise, dallo stretto solco triangolare. A con traversa obliqua; G africana; T con traversa ondulata. L’ultima O della l. 3 è più bassa delle altre lettere (4); la penultima A delle ll. 6/7 misura 2,5. Interpunzione varia (piccole hederae stilizzate, a spina di rosa, puntiforme, a forma di M onciale).

Éd. Tissot 1882, p. 294, nr. 2; Tissot 1882 B, pp. 291-292, nr. 3; Tissot 1883, p. 134, nr. 2; EE, V, 559; Poinssot 1885, p. 36, nr. 732; Tissot 1888, p. 361, nr. 3; CIL, VIII, 15450; Homo 1904, p. 356; Merlin & Poinssot 1908, p. 51, nr. 32; Sanna 1993-1994, nr. 5; Ruggeri 1997, pp. 156-157, nr. 30; Uchi Maius 2, 52.

H. lettere. Linea 1: 4,5 (dimensione residua; secondo Merlin & Poinssot: 6,5). Linea 2: Linea 2: 6,2 (secondo Merlin & Poinssot: 6). Linea 3: 7. Linee 4/9: 5. Linea 10: 4,5. Interlinea. Linee 1/2: 1,7. Linee 2/10: 1.

Texte :

IMPCAEṢḶḌỌ
MITIOAVRELIAṆỌ
PIOFẸḶỊC̣Ị AVGPOṆ
TIFICI MAXTRIḄ[ . . ]T
P▴P▴PṚOCOS▴ṚES▴PṾ
BLICA❦COL▴MARIANAẸ
AVG▴AḶEXANDRIẠNAẸ
VCHIT▴MAIOṚVM
DEVOTANVMINI
MAIESTATIQVẸ EIVSDD PP̣

Imp(eratori) Caeṣ(ari) Ḷ (ucio) Ḍọ-
mitio Aureliaṇọ
Pio Fẹḷịc̣ị Aug(usto) poṇ-
tifici max(imo) triḅ(unicia) [po]t(estate)
p(atri) p(atriae) pṛoco(n)s(uli) ṛes pụ-
blica col(oniae) Marianaẹ
Aug(ustae) Aḷexandriạnaẹ
Vchit(anorum) Maioṛum
deuota numini
maiestatiquẹ eius d(ecreto) d(ecurionum) p(ecunia) p̣(ublica)

Type de texte: Hommage impériale

Traduction: All’Imperatore Cesare Lucio Domizio Aureliano Pio Felice Augusto, pontefice massimo, durante la sua prima potestà tribunizia, padre della patria, proconsole, la res publica della colonia Mariana Augusta Alessandriana degli Uchitani Maiores, devota al suo nume e alla sua maestà, (pose) a spese proprie, in seguito ad un decreto dei decurioni.

Apparat critique: ll. 1-2, l’attribuzione del frammento b all’iscrizione si deve a S. Ganga e A. Ibba; in precedenza R. Sanna e P. Ruggeri avevano edito il testo come mutilo;
l. 4, Tissot (Tissot 1882, p. 294, nr. 2; 1883, p. 134, nr. 2) seguendo il de Balthazar, leggeva: trib[---]I (ma in 1882 B, pp. 291-292, nr. 3, riportava TRIB[....]; per Schmidt (EE, V, 558): [pot]; per Poinssot: trib [....]; per Homo: trib. pot.;
l. 5, secondo Tissot (Tissot 1882, p. 294, nr. 2; 1882 B, pp. 291-292, nr. 3; 1883, p. 134, nr. 2) e Schmidt (EE, V, 558): PDO d’onde p[r]ocos;
l. 7, Tissot (Tissot 1882, p. 294, nr. 2; 1882 B, pp. 291-292, nr. 3; 1883, p. 134, nr. 2) e Schmidt (EE, V, 558) leggevano Alexandrinae e non vedendo una lacuna; Tissot 1882 B, Poinssot e e Schimdt supponevano una legatura AN nella parola Alexandrianae; per Tissot 1888 vi era una frattura: Alexandri[a]nae; Homo pensava ad una A sottintesa; per Merlin & Poinssot vi era una A più piccola delle altre lettere; la superficie, molto usurata, impedisce una soluzione definitiva;
l. 8, per Poinssot: Uchita(norum);
l. 10, Tissot (Tissot 1882, p. 294, nr. 2; 1882 B, pp. 291-292, nr. 3; 1883, p. 134, nr. 2) e Schmidt (EE, V, 558) vedevano alla fine della linea: TI e perciò trascrivevano [p(ecunia) p(ublica)] (Tissot in tutti i suoi lavori sempre dubitativamente).

Remarques : Dedica all’imperatore Aureliano, posta dalla colonia Mariana Augusta Alexandriana, devota al numen e alla maiestas dell’imperatore (cfr. il commento al Cat. nr. 54).
Il testo ha come suo terminus ante quem il 10 dicembre 270, quando l’imperatore assunse la II tribunicia potestas, mentre più incerto è il terminus post quem. Com’è noto, infatti, Claudio II morì improvvisamente a Sirmium, verosimilmente al principio del 270 (Homo 1904, pp. 39, 337; Damerau 1934, pp. 74, 81; Schwartz 1973, pp. 358-362; Sotgiu 1975, pp. 1044-1045; pensano invece all’estate del 270 Silvestrini 1993, p. 188; alla fine di agosto Schnabel 1925, pp. 363-368 e Rea 1972, pp. 15-30; al settembre Cubelli 1992, pp. 235-236 e Kienast 1996, p. 233; ai mesi di settembre - ottobre 270 Rathbone 1986, p. 121), sostituito dal fratello Quintillo per 27 giorni (Rathbone 1986, p. 122) o più verosimilmente per 77 giorni (Homo 1904, p. 41 e nota nr. 7; Cubelli 1992, pp. 235-236), prima di essere costretto al suicidio dalla rivolta di Aureliano (Hist. Aug. Aurelian. 17, 2-3) nella primavera - estate del 270. Il dies imperii di Aureliano sarebbe da porsi dunque prima della fine dell’estate del 270, nonostante i papiri egiziani ricordino Quintillo ancora l’11 ottobre del 270, verosimilmente per un ritardo nella diffusione delle notizie provenienti dall’Italia e soprattutto per il contingente stato di isolamento della provincia, alle prese con l’invasione di Zenobia (Ibba 1997, pp. 191-214. Stein 1924, pp. 30-51 propone i mesi di aprile-maggio; Sotgiu 1961, p. 16 pensa alla primavera del 270); al settembre - ottobre 270 pensa invece Kienast 1996, p. 234, ai primi giorni del novembre 270 Cubelli 1992 B, pp. 27-28, seguito da Ruggeri 1997, p. 155. Solo in un secondo momento Aureliano fece cadere nell’oblio il breve principato di Quintillo (su questa linea Homo 1904, pp. 39, 41, 337 che pensa ai primi mesi del 270; Rathbone 1986, pp. 122-123; Silvestrini 1993, p. 188; sul problema, cfr. Huvelin 1988, p. 184).
L’imperatore è ricordato con il non frequente titolo di proconsul (Sotgiu 1961, pp. 17-18); l’indicazione della prima potestà tribunizia e l’assenza dei cognomina ex virtute nella titolatura spinge Ruggeri (Ruggeri 1997, p. 155) a pensare che la base sia stata posta immediatamente dopo l’annuncio della presa di potere di Aureliano, per rimarcare la devotio numini maiestatique eius. Sotgiu (Sotgiu 1961, p. 18; Sotgiu 1975, p. 1042) rilevava tuttavia come le iscrizioni di quest’imperatore siano spesso prive di cognomenta.
La base fu posta dalla res publica della colonia di Uchi Maius (sulla formula, cfr. il commento al Cat. nr. 78). La titolatura permette di seguire l’evoluzione giuridica della città sin dalle sue origini (Beschaouch 1997 B, pp. 97-102): Alexandriana allude alla promozione del 230 (cfr. il commento al Cat. nr. 44), Augusta si riferisce alla creazione del pagus alla fine del I secolo d.C. (cfr. i commenti ai Cat. nrr. 29 e 62), Mariana, forse già posseduto dal pagus, voleva collegare l’antica colonizzazione Augustea a Mario (infra). Beschaouch ha, infatti, notato il passaggio dalla sequenza Alexandriana Augusta, propria dei primi tempi della colonia a quella Augusta Alexandriana, con l’intento di caratterizzare la storia della città: nel primo caso, Augusta non avrebbe perciò alcun valore politico, ma farebbe parte della titolatura imperiale (cfr. Beschaouch 1997 B, p. 99), nel secondo invece porrebbe l’accento sull’antico legame con Augusto (cfr. anche Aounallah 1996, pp. 1508-1510).
È dunque priva di fondamento l’ipotesi di Desanges (Desanges 1972, p. 369, cfr. Bénabou 1986, p. 257) che legava l’epiteto Augusta alla creazione di un municipium ad Uchi Maius, all’inizio del principato, attraverso la promozione della civitas, coesistente accanto ad un pagus mariano sino al 230. Occorre inoltre ricordare che:
- municipium e civitas non sono epigraficamente attestati nella città mentre abbiamo notizia di un castellum (cfr. il Cat. nr. 62);
- la civitas è l’unica istituzione peregrina in grado di ambire ad una promozione municipale;
- è giuridicamente inconcepibile la coesistenza di pagus civium Romanorum e di un municipium latinum o civium Romanorum (Quoniam 1959, pp. 69-79; Gascou 1988, pp. 67-80).
Il cognomentum Mariana alludeva a C. Mario (Tissot 1882 B, p. 291; Carton 1903, p. 378; Quoniam 1950, pp. 332-336; Teutsch 1962, pp. 9-27; Saumagne 1965, pp. 83-84, 88-90; Lassère 1977, pp. 115-132). Nel 103 a.C., infatti, in seguito alla lex Appuleia Saturnina, in diverse località del regno di Numidia (Thibaris, Thuburnica, la stessa Uchi Maius, Mustis) poste al confine con la provincia dell’Africa Vetus, furono insediati dei cittadini romani, veterani arruolati da Mario in Italia o fra i Getuli, che avevano partecipato alla vittoriosa guerra condotta dal generale contro Giugurta. Secondo Gascou 1982, B, p. 274, il cognomentum, apparso solo dopo il 230, probabilmente durante il principato di Gordiano III, è da porre in relazione ad un qualche provvedimento a favore della città (cfr. i commenti ai Cat. nrr. 14, 45, 52); si potrebbe tuttavia pensare anche a Filippo l’Arabo e al clima arcaicizzante del millenario di Roma (Pianu & Ruggeri 2001, pp. 361-362); secondo Jacques 1991, p. 597, l’epiteto ricorderebbe gli antichi privilegi, probabilmente di natura fiscale, concessi ai coloni di Mario e mantenuti dai loro discendenti attraverso i diversi gradi dello sviluppo istituzionale di Uchi Maius: proprio la presenza di questi privilegi avrebbe convinto i Romani a legare Uchi Maius a Cartagine. Si veda inoltre il commento al Cat. nr. 84.
Possiamo infine notare che dall’età tetrarchica tutti i cognomenta della città sembrerebbero esser caduti in disuso ad Uchi Maius (per tutti questi mutamenti della titolatura, cfr. Introduzione § Le istituzioni).



Trismegistos ID: 350912

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Antonio Ibba - 2023-04-12 11:49:48